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10 Guitars for One Hand Band

by Walter Lupi

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    Il termine Flat-finger significa dito-a-plettro e consiste nell’utilizzo della falangetta del dito indice della mano destra in sostituzione del plettro.

    Il "Flatfinger" facilita l’uso dell’accompagnamento ritmico di un brano, arricchisce il senso ritmico della melodia fino a poter imitare il labiale del testo di una canzone, rende possibile improvvisare un assolo all’interno di un brano polifonico e aggiungere contemporaneamente a tutti questi elementi la percussione prodotta dall'appoggio del pollice sulla 6a, 5a o 4a corda.

    Sfruttando il dorso dell'unghia in caduta sulle corde si può ottenere un raddoppio ritmico della nota che si sta suonando favorendo alla mano destra ripetuti movimenti di battere e levare da destinare alla melodia e/o all’accompagnamento.

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1.
Larrivèe L 07 – “Bell circle” Questa Larrivèe, soprannominata la “Signora”, vanta quasi una trentina d’anni di attività al mio fianco accompagnandomi nelle mie composizioni, registrazioni e concerti. Con lei ho esplorato vari territori sonori, da quelli acustici tradizionali, presenti nel mio primo album Bhakta Priya (1990), in Short (2000) e Zumiè (2007), ai più immaginifici e surreali contenuti in “Spirali” (2001) e nei due Music Experience vol. I e II, (2004-2006). Questi ultimi sono stati realizzati grazie all’utilizzo del primo sistema “Midi” (Gk2) disponibile in Italia col quale, unito all’uso del “Sampler” (Jam Man), con l’intento di ampliare le possibilità del suono puro della chitarra acustica, esploravo nuovi moduli espressivi. E così, in questo spirito di sperimentazione, fino alla metà degli anni 2000, la “Signora” è stata oggetto di numerosi “interventi” e, con ogni probabilità, è stata la prima in Italia ad avere installato un set-up di questo tipo in modo continuativo. Venendo invece alle sue caratteristiche sonore, questo modello ormai fuori produzione, presenta un suono compatto, molto adatto allo “strumming”, con un colore brillante e ben definito nell’area dei cantini, caratteristica tipica di un piano armonico in Sitka Canadese, con bassi profondi e ricchi di fondamentale, (sicuramente favoriti anche da un “Truss Rod” fisso) molto adatti a simulare un bel suono “Funky” e corposo tipico di un basso elettrico (strumento che amo moltissimo suonare).
2.
Martin HD-28VS – “Sweet Melody” Non ho mai amato in particolar modo le chitarre di cassa troppo grande, ma questa Long-Dreadnought mi ha sorpreso per il notevole bilanciamento, un bel sustain e tutto sommato per una buona intelligibilità dei cantini. E’ noto che, generalmente nelle chitarre a 12 tasti, sia per uno spostamento di catenatura interna allo strumento, che per una maggior ampiezza di cassa, i bassi fuoriescono in maniera più libera di modelli più piccoli e più proiettivi, dando così una resa sonora più ampia e profonda rispetto alle chitarre a 14 tasti. Questa Martin, dal suono morbido e avvolgente, grazie a una particolare rotondità dei cantini, si presta bene a brani lenti e poetici (come Sweet Melody) quanto, per la sua plasticità ed elasticità sonora equilibrata e compressa, a interpretare brani di tipo fusion anni ’80, di cui non sembra esserci più traccia, davvero una Martin fuori dal comune!
3.
Borgeois OM Vintage – “Carillon” Tra le varie Borgeois che ho avuto occasione di provare (ne ho acquistata una personalmente che ho poi rivenduto perché poco adatta al mio modo di suonare) questa dell’amico Roberto, è secondo me particolarmente riuscita. Di solito questi modelli presentano le caratteristiche tipiche delle “OM” Vintage, che solitamente godono di una forte proiezione e intelligibilità sonora, ma con una definizione di suono e una potenza in volume sicuramente maggiore delle tradizionali sorelle Martin. In questa chitarra invece, prevale un suono nitido e terso (ma per niente esile), con un’apertura di suono insolita per questo modello dal corpo medio-piccolo molto proiettivo e compresso. Probabilmente, le caratteristiche di trasparenza sonora e al contempo di presenza e brillantezza timbrica di questo strumento, sono date anche da un bellissimo piano armonico in abete Adirondack che il costruttore Dana Borgeois definisce come il legno armonico per eccellenza che si sostanziano in una bella lucentezza nell’area dei cantini, e all’occorrenza anche una certa “aggressività” insomma, una piccola ma ruggente OM Vintage!
4.
Chatelier Polivalent - “Jam Blues” Le chitarre Chatelier sono definite dai costruttori, i fratelli Chatelier, chitarre polivalenti e sono progettate per offrire la maggior versatilità possibile al chitarrista che desidera suonare nel modo flat-picking/strumming o Fingerstyle, oppure entrambi contemporaneamente come accade a me ormai da qualche anno. Questa chitarra, battezzata “La Brunetta” per il colore del piano armonico leggermente brunito tipico delle chitarre vintage e un carattere sonoro sanguigno e vivace, è il secondo dei tre strumenti costruito per me dai fratelli Ch’atelier. Pur non soddisfacendo appieno le aspettative per cui era stata progettata, questa chitarra ha comunque sorpreso tutti per come il suono sia andato via via definendosi nella consueta fase di assestamento e maturazione, raggiungendo un risultato un po’ atipico per le caratteristiche sonore che contraddistinguono le chitarre Chatelier. La sua forza di proiezione sonora, l’intelligibilità di ogni singola nota, la risposta al tocco particolarmente veloce e immediata unite ad un timbro molto pronunciato nell’area dei medi-alti, ricordano per certi versi le chitarre Manouche, ma con una pasta più morbida e una sonorità più ampia che in definitiva, rendonoa mio parere, questo modello di chitarra perfetto per il R&B..!
5.
Illotta Grand Auditorium – “A’ Maneira de Samba” Sono diversi anni che collaboro con Aldo Illotta, e questa “Grand Auditorium”, strumento di grande finitura ed eleganza che convince sin dal primo colpo d’occhio, è la terza chitarra consegnatami da Aldo alla fine del 2010, mentre la prima la ricevetti nel 2006. Già nei primi concerti, ancora giovanissima, ha mostrato di avere nelle sue corde un tono di grande maestosità, dato probabilmente da un suono che si è mostrato sin dall’inizio molto aperto e profondo e in fase di registrazione ha dato prova di eleganza e raffinatezza. Questo modello in abete Sitka, rispetto alle altre Illotta solitamente costruite con abete Val di Fiemme, sembra essere caratterizzato da un timbro tendente al metallico diffuso un po’ su tutta l’area dei cantini. Ciò potrebbe essere dovuto anche alla natura sonora tipica di questo legno che gode di una fibra piuttosto rigida rispetto ad altri abeti. Considerando che il timbro dei cantini delle chitarre Illotta inizialmente si presentano solitamente un po’ leggeri e trasparenti, ma che col tempo acquistano corpo e rotondità, sono certo che ben presto anche questa Grand Auditorium, raggiungerà, e forse aggiungerà quel qualcosa in più alla consueta magia del suono Illotta!
6.
Goodall Long-Dreadnought – “Jazz Waltz” Una strana combinazione d’incontri con questa “Long-Dreadnought”. Me la trovai tra le mani qualche anno fa mentre stavo cercando uno strumento per me, ma, se pur incantato dal suono ampio e definito, la scartai per la tastiera che finiva al dodicesimo tasto. Mi riapparse poi tramite un mio studente e la scelsi senza esitazione per interpretare Jazz Waltz, dopo averla settata e sistemata per la registrazione. L’ampiezza del corpo, unito ad un piano armonico in Adirondak, conferiscono a questa Goodall un’insolita combinazione di dettaglio della nota e avvolgente ed ampio surround dei bassi che creano un perfetto “ambient” sonoro per questo brano. La tastiera ampia e piatta, ha invece contribuito a rendere piacevole l’incisione di questo slow waltz ispirandomi, in fase di improvvisazione solista, alcuni passaggi e soluzioni ritmiche che probabilmente non avrei preso in considerazione con un altro set-up. Una long-body di grande raffinatezza anche nelle finiture, uno strumento tanto piacevole al tocco, quanto gradevole da indossare!
7.
Baranik CX Specs – “Jump Rope” Anche con questa chitarra ebbi un breve flirt quando la provai dagli amici del negozio di strumenti GBL, la boutique Milanese delle chitarre acustiche. Mi affascinò subito per la personalità sonora e un fondo in Palissandro Madagascar che per le sue venature sembrava un dipinto, ma un po’ meno per il top verniciato sunburst e per la spalla mancante. Me la ritrovai qualche tempo dopo, acquistata da un mio allievo, a cui gliene avevo parlato con entusiasmo e che, come la vide e la suonò, fu amore al primo tocco! Di questa chitarra, impressiona come il corpo medio-piccolo possa emettere un suono così definito, potente e ricco di bassi. La “CX Specs” è il modello più utilizzato dal chitarrista che ama uno strumento abbastanza versatile. Il top in Val di Fiemme le conferisce una bella risposta sulle medio-basse, forse però meno incisiva sui cantini che risultano essere particolarmente dolci e a tratti un po’ velati. Suonarla dà il piacere di “giocare” con uno strumento effettivamente molto versatile, con una ricchezza timbrica che favorisce una resa espressiva del canto, sempre ben supportate da bassi ben definiti, profondi e ricchi di “fondamentale”, una piccola Baranik dal cuore grande!
8.
Kevin Ryan Mission – “Caribbean Children” Con l’amico Andrea B., appassionato conoscitore della più pregiata liuteria internazionale, presi parte all’acquisto di questa chitarra quando ancora si trovava in un negozio dell’area Californiana. Quando arrivò, era in evidente stato di “abbandono”, non suonava da tempo e portava segni di trascuratezza a cui dovetti provvedere con un significativo intervento di set-up, e prima che riacquistasse il suo giusto tono vocale dovemmo tutti, proprietario e amici, suonarla parecchio. A questo proposito, Kevin Ryan sostiene che le sue chitarre, per raggiungere il massimo della resa sonora, devono essere suonate con regolarità per un periodo di circa tre mesi. Come aprimmo la custodia l’attenzione cadde subito sul bellissimo top in Engelmann, color giallo-oro, caratterizzato da una insolita maschiatura ad effetto flambè ad onda larga, che conferisce al piano armonico una particolare rigidità. Il suono risulta essere piuttosto fermo, lineare e bilanciato, i cantini invece, grazie alla tipologia dell’Engelmann, godono di una rotondità e purezza di suono unica, dovuta probabilmente anche all’influenza di questa maschiatura. La sensazione sui cantini è di un suono rotondo e setoso, adatto ad esprimere temi lirici, quasi classici. Strumento molto stabile e confortevole per la mano sinistra e al contempo abbastanza veloce e dinamico per la mano destra, una Mission dal suono color miele!
9.
Claxton EM – “Little Waltz for You” Anche questa bellissima chitarra ha una storia di curiose coincidenze. Mi fu mostrata per la prima volta da un amico, Massimo S., colui che mi aprì una finestra sulla liuteria internazionale e mi permise di conoscere da vicino alcuni tra i più importanti di questi strumenti, che se ne liberò in seguito per l’eccessiva “durezza” della tensione delle corde. In effetti questo strumento, godendo di una certa flessibilità ed elasticità nel suono, può risultare impegnativo per la mano sinistra che, a seconda della pressione che si imprimerà alle corde con la mano destra, sarà costretta ad esercitare una pressione maggiore sulla tastiera. Questo ha costituito per me una bella sfida al momento di allestire un set-up adatto ad essa, ma anche una grande soddisfazione a “sentirla” morbida e godibile su tutta la tastiera a lavoro fatto. Dopo aver suonato una chitarra un po’ su tutta l’estensione della tastiera, la prova che faccio per conoscere un po’ meglio lo strumento che sto imbracciando è di tamburellarne il fondo per sentire come risuona. Da li mi faccio un’idea della tensione che ha la cassa e dello spessore dei legni con cui è costruita, e il back di questa Claxton è certamente il più risuonanti tra tutte le chitarre che ho provato sino ad ora. La sensazione che ho avuto al primo tocco, è la stessa che caratterizza gli ultimi modelli delle chitarre Chatelier, cioè una notevole risposta e intelligibilità dei suoni su tutta la tastiera che permette al chitarrista più esigente, di poter dare il giusto peso e colore ad ogni nota, con la differenza che la Claxton ha in più una tridimensionalità sonora fuori dal comune. Una chitarra estremamente sensibile, dinamica e proiettiva che predilige un tocco dallo stile raffinato!
10.
Olson Small Jumbo – “Arise and Shine” Nell'imbracciare questa Olson, soprannominata dagli amici La "Regina” per la ricchezza degli intarsi che caratterizzano questo modello, si percepisce immediatamente un lavoro di liuteria di altissimo pregio e raffinata manualità che ben supporta un suono effettivamente dotato di una raffinatezza ed un’ eleganza fuori dal comune. Pur essendo una piccola Jumbo, gode di una buona profondità dei bassi che risultano all’orecchio essere avvolgenti e che richiamano a tratti quelli di una Dreadnought ma più contenuti e definiti nella loro ampiezza sonora. I cantini sono gradevoli al tatto, forse un po’ sottili ma molto ben definiti. Sembra essere però evidente che questa chitarra è stata costruita con un pensiero più rivolto a cantautori della levatura di James Taylor, o per quei chitarristi che amano suonare con tocco leggero brani dal sapore più evocativo che aggressivo. In effetti, la registrazione di “Arise and Shine”, il brano abbinato alla “Regina”, pur godendo di un’immagine sonora ampia e orchestrale, avrebbe richiesto forse che il canto emergesse in maniera più netta rispetto all’accompagnamento. Ma quello che vale per questa chitarra, come per la Claxton esaminata prima, è la grande varietà di suoni e colori che ha da offrire e che rende la “Regina un magico caleidoscopio di immagini sonore!

about

La Storia
Per quasi una trentina d’anni, ho suonato la mia Larrivèe, stabilendo un rapporto con questo strumento quasi simbiotico. A metà degli anni 2000, grazie all’incontro con il liutaio Aldo Illotta, ho iniziato ad esplorare altre sonorità, accorgendomi dei limiti che la mia fedele compagna poneva alle mie esigenze di interprete e compositore. Da allora, ho iniziato a indagare sulla possibilità di realizzare uno strumento che mi desse le stesse caratteristiche di stabilità e confort della mia chitarra, frutto di uno dei primi progetti del liutaio Jean Claude Larrivèe, e al tempo una maggior dinamica e una sonorità più ampia e ricca di colore.

La mia esplorazione nel campo della liuteria si è ampliata, anche grazie ai numerosi allievi e amici che, attratti dalla “comodità” dei miei strumenti personalmente settati, mi hanno concesso il privilegio di sistemare il set-up delle loro chitarre. Ho avuto così l’opportunità di metter meno su strumenti di grande prestigio, accrescendo ulteriormente la mia esperienza e conoscenza in campo di strumenti artigianali di alta liuteria e di conoscerli meglio anche sotto il profilo della loro resa sonore e potenzialità espressiva.

All’atto di registrare il disco con le versioni definitive degli studi contenuti nel secondo volume dedicato al Flatfinger, un po’ per gioco, e un po’ attratto dall’idea di offrire all’ascoltatore una sorta di documento sonoro, ho deciso di affidare ad ogni brano del disco una chitarra diversa, inclusa la mia storica Larrivèe. E’ dunque, grazie alla disponibilità e all’entusiasmo dei possessori di queste splendide chitarre, ho potuto realizzare questo disco didattico.

E' doveroso inoltre un ringraziamento all'amico chitarrista e compositore Claudio Rovati che mi ha aiutato, con la semplicità e la freschezza delle sue composizioni, a individuare i brani presenti in questa raccolta, tolte la tracks 4 e 10, suggerendomi temi e brani di sua composizione da arrangiare e sviluppare per il metodo "One Hand Band". claudiorovati.bandcamp.com/album/respiro-acustico

I brani di questo disco fanno riferimento agli studi musicali contenuti nei primi sette capitoli del metodo sul “Flatfinger” pubblicato nel settembre 2011 dalla “Finger-Print” per Acoustic Music.de di Peter Finger, noto chitarrista della scena Fingerstyle internazionale, e la scaletta del disco rispetta la sequenza degli studi contenuti nel metodo dedicato alla tecnica “Flatfinger” ripresi e sviluppati poi nella versione integrale contenute nel secondo volume intitolato “One Hand Band”, “Dieci Studi in Flatfinger”.

credits

released March 16, 2022

La Registrazione
Al fine di creare un “ambiente-sonoro” neutro, comune ad ogni chitarra, adatto ad accogliere le diverse caratteristiche dinamiche e di colore, senza dover effettuare in fase di mixaggio eccessive correzioni e tagli di frequenza, ho posizionato i microfoni piuttosto lontani (in basso) rispetto al corpo della chitarra. Il mio ruolo in qualità di “Fonico” è stato poi di effettuare le necessarie correzioni acustiche cercando il più possibile di mantenere il colore tipico di ogni strumento.

Anche se ad un primo ascolto potrebbe sembrare che non vi siano particolari differenze tra gli strumenti registrati, ascoltando più attentamente, sarà invece possibile individuare sfumature e colori che differenziano ognuna di queste chitarre tra loro. Personalmente ho notato che le “aree sonore” più significative da osservare per meglio identificare queste differenze di colore, sono quelle relative alle frequenze medie (300Hz – 2.000KHz) e a quelle alte, (2000KHz – 5000Hz) che di solito sono imputabili alla qualità e alla tipologia dei legni con cui sono costruite le chitarre mentre, la resa sonora dello strumento, la dinamica e l’ampiezza e profondità dei bassi, solitamente dipendono invece dalla dimensione della cassa (volume d’aria) e dalla modalità di costruzione che il liutaio effettua su un dato tipo di modello in base alla tipologia del legno con cui si sta apprestando ad assemblare lo strumento. Ad esempio, saper effettuare un preciso “Fine-Tuning”, ovvero una “chiusura” della cassa acustica della chitarra con una tensione interna creata precedentemente al montaggio delle corde, (che a loro volta creeranno altra tensione modificando così ulteriormente la risposta in dinamica dello strumento) permetterà, a quello specifico modello di esprimere al massimo tutte le sue potenzialità sonore.

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Walter Lupi Milan, Italy

Raffinato chitarrista di provenienza classica. Si distingue per la forte impronta lirica, un’abilità esecutiva e scenica accattivanti e una tecnica pulita e rigorosa. Compare in programmi di festival e rassegne assieme ad artisti del calibro di John Rembourn, Alex De Grassi, Roland Dyens, Birèli Lagrène, Dominic Miller, Stanley Giordan, Tommy Emmanuel e molti altri. ... more

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